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Cittadella del Capo

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La storia
Secondo la tradizione più diffusa, Bonifati sarebbe nata nel 1057 ad opera dei profughi della città di Hiele distrutta nello stesso anno da Roberto il Guiscardo. I superstiti della città greca si rifugiarono sulle colline dove si trova oggi il paese e precisamente nella zona detta "del vaccaro". Il nome Bonifati è collegato probabilmente col latino Bonumfactum (bene-fatto) anche se in molo ti lo riportano al nome del Castello Bonifati una fortezza costruita sul Monticello a guardia della via storica Sibari - porto dei Focesi. Certo col nome di Castel Bonifati, nel 1270 il feudo fu donato a Gismondo Palmieri da Carlo I d'Angiò che lo volle ricompensare dell'aiuto ricevuto nella conquista del Regno di Napoli. Fino al XVI secolo Bonifati restò un casale dell'Università di Sangineto. Oltre al centro storico di Bonifati si è sviluppata di recente la frazione di Cittadella di Capo Bonifati (detta comunemente Cittadella del Capo o lido di Bonifati) che è diventata un ottimo centro turistico balneare. La spiaggia di Cittadella del Capo è ubicata nella frazione marittima del comune di Bonifati, negli ultimi decenni ha avuto un discreto sviluppo turistico. Pur sembrando un recente insediamento, Cittadella ha alle spalle una storia di un qualche interesse. Nell'antichità la zona era probabilmente attraversata dalla strada romana che partendo da Paestum e Velia proseguiva per Cerillae e Clampetia per arrivare fino a Rhegium. Nel medioevo la località, in base ad alcune cronache chiamata "Fella", era amministrata da monaci collegati alla nota abbazia di Montecassino. Più tardi vi furono costruite delle torri di guardia (una sormonta visibilmente l'abitato) anche perchè era soggetta a sbarchi di pirati provenienti da sud. A ricordo delle incursioni saracene dei tempi bui, quasi ogni estate a beneficio dei turisti sono ricostruiti sbarchi, combattimenti e sfilate in costume. Buon seguito hanno comunque i festeggiamenti in onore di San Francesco di Paola. Nel corso dell'estate non mancano poi varie manifestazioni culturali, sportive e ricreative proposte da meritevoli associazioni locali. Una storica costruzione di Cittadella è il palazzo-castello De Aloe, ora utilizzata come elegante hotel. Nel periodo estivo la località è ovviamente frequentata da numerosi turisti attratti dai tanti angoli suggestivi delle coste.

BONIFATI
Jele è il nome che è stato dato ad una fonte nei pressi dell’abitato, e potrebbe essere la prova che il paese sia stato fondato, agli inizi del 400, sulle rovine di un centro focese di nome Hileo, o Jele. Dopo le razzie del Guiscardo che rase al suolo Jele, i cittadini superstiti edificarono un paese più difendibile di nome Bonifati dominato da un castello. Ad incrementarne la popolazione, provvidero tre profughi casertani, Marcantonio de Aloe, Filomarino d’Amico ed Emilio Santoro.
Appartenuto a Sangineto, entrò successivamente a far parte del vasto stato del principe di Bisignano. Per la politica anti-aragonese perseguita da Bernardino Sanseverino, nel 1505, venne ceduto dalle autorità governative ai Giustiniani di Genova. Nel 1605 veniva venduto, per 18 mila ducati, a Valerio de Gregorio la cui nipote Isabella, nel 1607, vi subentrò assieme al marito Muzio Telesio, pronipote di Valerio, fratello del filosofo Bernardino, che vi ebbe il titolo di principe nel 1640. A Muzio successe Giacomo, quindi Roberto che dilapidò l’intero patrimonio familiare provocando la vendita del feudo all’asta. Aggiudicataria fu Elisabetta Van Eynden, vedova di Carlo Carafa i cui discendenti furono feudatari di Bonifati fino alle leggi eversive.
Del castello feudale, di costruzione medievale, restano pochi ruderi. La chiesa della SS. Annunziata risente delle manomissioni di cui è stata oggetto nel corso dei secoli. Fondata tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento, presenta un interno decorato a stucchi, con altare maggiore contenente una coppia di sculture lignee raffiguranti l’Annunciazione, opera di statuari meridionali del sec. XVIII; il ciborio è in marmo bianco del sec. XVII, proveniente da bottega di marmorari napoletani; nel presbiterio, è presente un coro ligneo a 14 stalli opera di intagliatori locali del 700; si trova ancora un'acquasantiera a pila in marmo bianco del sec. XVII di lapicida calabrese; una scultura marmorea raffigurante due angeli che reggono un’iscrizione, opera di ignoto artista meridionale, datata 1615, che prima era posta sul portale della chiesa. Tra gli oggetti sacri in argento, è degna di nota una croce astile del 600 di bottega napoletana. Inoltre, crocifisso ligneo di ignoto meridionale del 700 e le seguenti sculture lignee del sec. XVIII: Assunta, Madonna del Carmine, Addolorata; quest’ultima in legno dipinto con manto a fili doro e velluto nero.


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